Unione Nazionale Italiana per la Valorizzazione dell'Impiego Pubblico

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Roma, 29 settembre 2013 –  Letta e l’immagine dell’Italia.

La notizia delle dimissioni dei ministri appartenenti al PDL ha turbato il premier Letta, che ha lamentato un grave danno all’immagine del nostro Paese all’estero.
Di quale immagine parla?
Se ne è accorto il primo ministro che nella PCM, proprio a causa sua, sotto il suo naso, la credibilità dell’Italia ce la siamo giocata da un pezzo?
Ci piace che ci parli di moralità e rispetto delle regole. Ma questa moralità e rispetto delle regole deve valere anche per i suoi stretti collaboratori, a cominciare propri dagli uffici della Presidenza dove da anni oramai vige un clima di anarchia e di abusi scandaloso.
In particolare, nonostante siano trascorsi quasi vent'anni dall'entrata in vigore della legge n. 241 del 1990 che disciplina l'accesso agli atti, la Presidenza del Consiglio dei ministri rifiuta ancora di fornire risposte (leggi lettera Stancanelli) e ciò in spregio al principio di trasparenza, intesa come «accessibilità totale delle informazioni concernenti l'organizzazione e l'attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche» (articolo 1 del decreto legislativo 14 marzo 2013 n. 33, recante: «Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni»).
L'intera gestione del personale (dirigenziale e non) è stata caratterizzata, negli ultimi anni, da comportamenti la cui scorrettezza è inqualificabile, e anche di recente, nonostante si sia avuto un avvicendamento al vertice nel Dipartimento per le politiche di gestione, promozione e sviluppo delle risorse umane e strumentali, che ha visto il cons. Stancanelli al posto della Cons. Perozzi, la situazione non è migliorata.
Avevamo sperato che finalmente il rispetto delle regole e del buon senso avrebbe fatto ingresso nella Presidenza del Consiglio, ci eravamo augurati che avremmo assistito ad una gestione del personale nell’interesse del Paese e non degli interessi clientelari, avevamo creduto che questa nuova classe dirigente ci avrebbe dato il segnale inequivocabile di un cambiamento epocale.
Ci siamo sbagliati.
Eppure lei, on.le Letta, come Alice nel Paese delle meraviglie, si stupisce che i suoi oppositori si preoccupino di fare i loro interessi e non quelli del Paese.
Ma Sig. Premier, si è fatto un giro per gli uffici della sua Presidenza?
A noi risulta (leggi interrogazione) che sempre il suo collaboratore, cons. Alberto Stancanelli,  si sia pure rifiutato di dare esecuzione ad un’ordinanza del Tribunale di Roma e che il ricorrente, preso atto dell'ennesima inottemperanza dell'amministrazione all'ordine dell'autorità giudiziaria – in data 10 giugno 2013 – è stato costretto a presentarsi nella predetta sede della Presidenza del Consiglio dei ministri accompagnato dall'ufficiale giudiziario e dalla forza pubblica e solo a seguito di tale intervento è stata finalmente data esecuzione alle ordinanze in parola. Il tutto è stato ovviamente verbalizzato dall'ufficiale giudiziario.
Perché non segue il suggerimento dell’on.le Di Gioia e verifica quanti contenziosi sono stati prodotti a causa della cattiva gestione dei responsabili del personale della PCM con grave danno alle casse dello Stato?
Lo sa che il numero dei contenziosi prodotti per l’inefficienza dei dirigenti incide sulla valutazione di quegli stessi dirigenti con ripercussioni sulla retribuzione di risultato? Si è preoccupato di verificare se ci è stata decurtazione su quella parte della retribuzione di questi irresponsabili oppure dobbiamo credere che  siano stati premiati per avere causato danni all’erario?
Che immagine crede stia dando al nostro Paese questo comportamento?
Ma soprattutto, che esempio crede stia dando il nuovo Capo del Dipartimento per le politiche di gestione, promozione e sviluppo delle risorse umane e strumentali  ai suoi collaboratori?
Non ritiene anche lei che un tal modo di gestire la “cosa pubblica” possa ingenerare atteggiamenti di emulazione che perpetueranno scorrettezze e sregolatezza?
Davvero pensa che il collasso dell’Italia importi agli stranieri più di quanto non importi a noi?
Allora, se proprio le sta a cuore l’immagine del nostro Paese, faccia pulizia prima a casa sua, dove le dovrebbe essere più facile intervenire e recuperi credibilità.

a cura del responsabile dell’Ufficio Stampa UNIVIP

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