Unione Nazionale Italiana per la Valorizzazione dell'Impiego Pubblico

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REPETITA JUVANT
di Anna Punzo e Franco Tempra

Come disposto dall'art. 2 della legge nota come “spendig review”, finalmente sembrerebbe essere in via di emanazione il D.P.C.M. con il quale - su segnalazione delle singole amministrazioni - verranno rappresentati, per aree giuridico-funzionali, gli esuberi e le vacanze organiche. Si tratta del primo fondamentale tassello per la definizione di un quadro generale concernente la consistenza  numerica dei lavoratori pubblici in servizio presso tutte le P.A.
Nell'intendimento del legislatore esso rappresenta un atto propedeutico per la revisione e la razionalizzazione del P.I., da conseguire attraverso una redistribuzione delle risorse umane ai fini del contenimento della spesa pubblica (a parere di UNIVIP, alquanto risibile).
In questi giorni, tutto il personale è in fermento e in ansia per il suo futuro, proprio perché protagonista assoluto del cambiamento dell'intero apparato amministrativo, e non è da escludere che in carenza di regole certe, eque e trasparenti, la mobilità divenga coatta nel superiore interesse dello Stato che prevarrà certamente sulla tutela del personale.
Di tutto il personale o ci saranno le “illustre eccezioni” nel nome della meritocrazia?
Non sfuggirà che nella inevitabile ristrutturazione delle amministrazioni mediante accorpamenti di uffici, fusione di servizi ed organismi, il personale verrà volente o nolente, direttamente o indirettamente, coinvolto nei processi di trasferimento nell'ambito dell'amministrazione o in altra amministrazione con l'eventualità di cambiare lavoro, sede di servizio e, nel migliore dei casi, si troverà in concorrenza conflittuale con altri colleghi anch'essi interessati a non essere posti a disposizione.
Il processo innovativo della P.A. esige una meditata preliminare riflessione sulle problematiche che indurranno i conseguenti processi di “flessibilità” del personale coinvolto. Ciò in quanto la notevole frammentazione e disomogeneità dei vari ordinamenti contrattuali potrebbe comportare, in sede di trasferimento di personale erronei inquadramenti derivanti dalla carenza o mancata prefigurazione di sequenze procedurali adeguate e obiettive.
Sulla scorta di siffatta abnorme situazione evidenziata anche nei precedenti comunicati, UNIVIP ribadisce, con forza, l’esigenza di uno strumento quadro di equiparazione che abbia valenza omnicomprensiva, raccordata, armonizzata ed attagliata alle variegate realtà esistenti nei vari comparti del P.I. Detto strumento sarebbe, peraltro, pietra angolare e presupposto di riferimento in sede di stipula dei CC.NN.LL. tra parte pubblica e OO.SS. Ma, evidentemente, allo stato, si deve constatare che le “regole” sono da intralcio ad accordi, compromessi e sottese discrezionalità, omettendo inopinatamente l’auspicata ed auspicabile trasparenza. Sul punto, risulterebbe, infatti, che la Funzione Pubblica non intende farsi carico di quanto il legislatore ha stabilito alla lettera d) dell'art. 2 della legge 315, cioè elaborare un’organica tabella di equiparazione.
Se così fosse, la Funzione Pubblica verrebbe meno ad un suo preciso compito istituzionale di indirizzo, raccordo e coordinamento delle PP.AA. assumendo soltanto le vesti di mero custode degli atti e di semplice divulgatore dei dati significati dalle pubbliche amministrazioni, demandando (Ponzio Pilato docet) alle singole amministrazioni il compito di predisporre le corrispondenze normo-retributive e professionali del personale dichiarato in esubero.
Peraltro, l'unico criterio certo per individuare il dipendente in esubero è dato dalla “maggiore anzianità contributiva” ovvero l'anzianità di servizio. Ergo, contrariamente a quanto più volte affermato dal Ministro della Funzione Pubblica, la mobilità avverrà con modalità lineari e non selettive. Difatti risulterebbe che il DPCM riporterà pedissequamente i dati statistici afferenti alle consistenze organiche (vacanze ed esuberi), genericamente significate per aree e non mediante una più specifica ed articolata classificazione e quantificazione numerica delle tipologie professionali (es. amministrativo-giurudico-contabile; economico-finanziario; informatico; statistico ecc.).
Ed ancora, in linea con le scelte dell’Esecutivo in materia di risparmio di spesa, a parere di UNIVIP, sarebbe stato opportuno, in un rigurgito etico più volte chiamato in causa dai rappresentanti del Governo, accorpare l’ARAN (il cui costo è per l’anno 2012 di € 4.092.000,00 così come risulta dalla tabella 2 del bilancio del MEF, cap. 5223) al Dipartimento della funzione pubblica, demandando nuovamente la negoziazione dei CC.NN.LL. a detta struttura presidenziale che in passato ed a costo zero ha svolto adeguatamente tale funzione.
Si fa osservare, infine, che la riforma in atto nelle PP.AA per non risultare una “riformicchia” non dovrà prescindere dal prevedere in un DPCM regole chiare e precise per dare impulso alla stabilizzazione di circa 5.000 comandati, impiegati civili dello Stato paragonabili ad “APOLIDI” che si trovano anche da diversi lustri in una situazione ibrida: assegnati presso una Amministrazione, ma di fatto presenti presso un’altra struttura e persistentemente estromessi e privati dai più elementari diritti che spettano al personale di ruolo. Basti pensare, ad esempio, che il personale in posizione di comando ha meno possibilità di seguire corsi di aggiornamento o di perfezionamento perché, soprattutto in periodi di scarsità di risorse finanziarie, l’amministrazione tende ad investire sul suo personale, e tale non viene considerato chi non è nei ruoli. La stabilizzazione di questo personale, perciò, aiuterebbe non solo le amministrazioni a meglio distribuire competenze e compiti, ma “fidelizzerebbe” il personale stabilizzato, il quale sentendosi parte integrante di una struttura e non più “precario”  sarebbe portato a dare il meglio di se. Tra l’altro si evidenzia che la stabilizzazione di detto personale ha il pregio di pervenire ad una riduzione di spesa o, meglio, un risparmio di gestione, per le amministrazioni di originaria appartenenza, le quali si vedranno diminuire i costi per il personale.
Purtroppo queste considerazioni sono già state portate all’attenzione di chi ha il potere di decidere, ma non hanno sortito effetto alcuno.
E’ evidente che questo Paese è sotto ricatto delle caste, di tutte le caste, anche quelle occulte e meschine che puntano ad orticelli sempre più microscopici invece di pensare al futuro. Uomini e donne senza orizzonti, sbiaditi dall’avidità del denaro e ingrigiti dall’illusione di sentirsi i migliori.

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