Unione Nazionale Italiana per la Valorizzazione dell'Impiego Pubblico

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COMANDATI APOLIDI

La legittima aspirazione alla stabilizzazione

di  Anna Punzo e Franco Tempra

L’agognato ingresso dei lavoratori in assegnazione temporanea nei ruoli organici delle amministrazioni ove prestano servizio in posizione di comando o fuori ruolo, si configura come la più spinosa delle controversie.

         In primis, purtroppo, si deve con amarezza constatare che tra il personale di ruolo e quello non di ruolo (una sorta di Guelfi contro Ghibellini) si è creato un diaframma di contrapposte situazioni di fatto, di sottesi interessi e di posizioni divergenti. Questa situazione ha posto e pone non indifferenti difficoltà da parte delle OO.SS. e delle amministrazioni, in esse compresa la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel contemperare le attese degli impiegati di ruolo ed i legittimi auspici del personale c.d. di prestito, che è stato chiamato a sopperire professionalità non rinvenibili tra il personale dei ruoli.

         Le motivazioni di tale “chiusura” nei confronti delle aspettative del personale in assegnazione temporanea, nonché le diseguaglianze tra la categoria di ruolo e quello comandato, si sintetizzano come segue:

A)  Il personale dei ruoli avverte come “minaccia”, l’immissione in ruolo dei comandati. Ciò in quanto teme che il trasferimento nei ruoli organici dell’amministrazione ove il dipendente presta servizio, comporti la copertura dei posti vacanti nei livelli economici e nelle aree funzionali. Infatti, sarebbe uno “scomodo” concorrente ai fini dei passaggi economici nell’ambito dell’area e per l’accesso all’area funzionale superiore (le c.d. progressioni verticali).

B)  Il personale dei ruolo della PCM ha ottenuto - rispetto ai colleghi non di ruolo- che una parte dell’indennità, il F.U.A., venga considerato parte integrante dello stipendio, con evidenti ripercussioni positive sul trattamento pensionistico e previdenziale.

C)  Il personale di ruolo gode della possibilità di frequentare corsi di formazione o di aggiornamento di una certa rilevanza, opportunità questa molto spesso preclusa al personale comandato.

D)  I sindacati aziendali, di intesa con l’amministrazione, tutelano principalmente il personale dei ruoli (evidentemente per evitare perniciose conflittualità), con la conseguenza che di fatto al personale comandato viene rallentato – quasi annullato -  il diritto alla carriera nell’amministrazione di appartenenza e negato in quella ove svolge la sua attività lavorativa per i superiori interessi delle pubbliche amministrazioni.

E)   Il personale comandato iscritto al Sindacato paga una quota annua di circa € 144,00 senza poter contare su nessuna tutela, perché lo stesso Sindacato a cui è iscritto non lo riconosce  in quanto non è conteggiato nel comparto dove presta servizio.

F)   Il personale di ruolo – supportato dai Sindacati – tollera il personale comandato perché si augura che, in caso si verifichino soppressioni di compiti e strutture, sarà questi a dover essere considerato in esubero. Parafrasando: i comandati si configurano come ciambelle di salvataggio.

G)  Il personale comandato, necessario ma indigesto nell’amministrazione in cui presta servizio, è scomodo anche per l’amministrazione di appartenenza, che è costretta a congelare il posto in organico senza poterlo diversamente ricoprire.

H)  Questa vergognosa situazione di stallo in cui tutti sanno ma nessuno fa niente, diventa ancora più deprimente quando il personale comandato, esasperato dalla precarietà e dalla frustrazione che lo attanaglia, manifesta la volontà di adire la magistratura in cerca di una soluzione definitiva. In tale circostanza risulterebbe, da voci di corridoio, che autorevoli alti burocrati dell’amministrazione presidenziale abbiano “sconsigliato” il comandato dal fare ricorso. Ragion per cui il comandato, per timore di ritorsione, in quanto potrebbe essere “ingloriosamente” restituito all’amministrazione di origine (spesse volte in una città diversa da quella in cui presta servizio) desiste dal mettere in azione qualsiasi strumento a tutela della sua dignità.

 

Da quanto esposto è di tutta evidenza che il personale in assegnazione temporanea risulta essere l’anello debole dei pubblici dipendenti e che l’attuazione della spending review potrebbe essere l’ultima occasione per eliminare finalmente la ghettizzazione di questo personale.

Infatti, al fine di scongiurare che il comandato continui ad essere emarginato e a rimanere nel limbo della indeterminatezza, sarebbe opportuno quanto necessario - attraverso l’ausilio di un ufficio legale - diffidare le Istituzioni e le  Amministrazioni dal continuare a disattendere l’applicazione dell’art. 30 del d.lgs.165/2001.

Certo risolvere una questione così semplice facendo ricorso alla magistratura, sarebbe una sconfitta per le Amministrazioni ed una vergogna per il Paese.

Ma forse una sonora lezione su come si amministra onestamente uno Stato, potrebbe ridare una speranza di legalità a quanti - come noi - sperano ancora in un futuro migliore.  

 

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