EVVIVA IL LAVORO PUBBLICO
di Antonio Festa
Se uno dei più
autorevoli membri del nostro Governo ci dice che le riforme del mercato del
lavoro sono state mal concepite e che il modello da imitare per riformare lo
stesso è quello di non cambiare, anzi che “il
posto fisso è la base sulla quale costruire un progetto di vita e la famiglia,
in quanto la mobilità lavorativa non è un valore di per sé
” sembra di assistere ad uno scambio delle parti.
La sinistra non è più sinistra e la destra ruba idee e iniziative alla sinistra
(semmai si può ancora parlare di sinistra ).
Tremonti, come una rondine che non fa primavera nel suo schieramento, sembra
quasi prepararsi ad una incetta di voti per le prossime elezioni, una sorta di “captatio
benevolentiae” degli elettori, con affermazioni “tardo novecentesche”,
a detta del suo collega Brunetta. che, a contrario, propone di “spalmare
le esigenze di flessibilità su tutte le forze lavoro occupate”
Vale a dire che
le garanzie non devono derivare da un posto di lavoro fisso, ma dalla propria
professionalità e dall’essere azionisti dell'attività produttiva.
A questo punto ci chiediamo: chi giudica della nostra professionalità visto che
finora siamo stati valutati indistintamente fannulloni ed assenteisti, gregge da
governare col bastone e la carota, cavie sottoposte all’esame di un’Autority che
si mangerà tutto il gruzzoletto da distribuire a quelli della vicedirigenza?
Il passo, poi, è breve per passare da “fannullone” a “fantasista”quando
si parla di “tornare all'alleanza tra capitale e lavoro,
quella che ti dà la flessibilità nella partecipazione, che ti dà l'inclusione e
che fa diventare il lavoratore uno shareholder, un azionista, che può gestire le
sue "azioni" nella mobilità.”
Qui la fantasia raggiunge il paradosso: il lavoratore pubblico azionista
dell’attività produttiva, cioè dello Stato; shareholder del Ministero
dell’Interno o della Difesa.
Ma di quale mobilità si parla se quella attuale è talmente ingessata che ogni
amministrazione si tiene ben stretta i propri dipendenti onde evitare buchi e
falle nella gestione delle proprie attività quotidiane?
Le inutili istanze di mobilità, presentate da una miriade di pubblici
dipendenti, con la speranza di passare da un’amministrazione all’altra, sono
spesso rifiutate se non addirittura ignorate (e parliamo di posto fisso),
figuriamoci in una situazione dinamica come la mobilità per lavoro a tempo
determinato.
Sono certo che l’unica cosa che funzionerebbe, per i possibili disoccupati e
cassintegrati del settore pubblico, sarebbero gli ammortizzatori sociali.
Evviva il welfare italiano!